Il termine “complottismo” evoca spesso l’immagine di individui che, isolati e paranoici, vedono cospirazioni ovunque, attribuendo eventi complessi a trame segrete orchestrate da piccoli gruppi di persone. Ma cosa succede quando i veri architetti delle cospirazioni sono proprio coloro che detengono il potere? In un mondo in cui la manipolazione delle informazioni e la gestione della percezione pubblica sono all’ordine del giorno, è lecito chiedersi se i veri complottisti siano proprio i governi e le élite che controllano le sorti dell’umanità. Il complottismo è un fenomeno che ha attraversato i secoli, ma con l’avvento della tecnologia e dell’era digitale, ha subito una trasformazione profonda, diffondendosi in modi senza precedenti. Nel mondo moderno, il complottismo non è più confinato a circoli ristretti o a pubblicazioni di nicchia; oggi, le teorie del complotto possono raggiungere milioni di persone in pochi secondi, grazie ai social media e alle piattaforme online. Tuttavia, questa diffusione capillare non è solo il risultato della tecnologia, ma anche di un contesto socio-politico caratterizzato da sfiducia crescente nelle istituzioni e da un senso di alienazione e incertezza. Il complottismo nel mondo moderno è una manifestazione della crisi di fiducia nelle istituzioni e della crescente alienazione sociale. Alimentato dalla tecnologia e sfruttato a fini politici, il complottismo è diventato una forza potente e destabilizzante. Combatterlo richiede non solo una maggiore alfabetizzazione mediatica e scientifica, ma anche uno sforzo collettivo per ricostruire la fiducia nelle istituzioni attraverso la trasparenza, l’inclusività e il dialogo aperto. Solo affrontando le radici profonde del complottismo possiamo sperare di mitigare il suo impatto sulla società.